La figura del pittore Pieter Brueghel il Vecchio è sempre stata avvolta da un velo di mistero, una caratteristica comune ai grandi geni. Di lui si hanno poche notizie certe, anche se è noto che fu lui il capostipite più importante di una dinastia molto influente nell’Olanda meridionale tra XVI e XVII secolo. All’intera stirpe di autori è dedicata la mostra “Brueghel. Meraviglie dell’arte fiamminga”, che si svolgerà dal 18 dicembre 2012 nel Chiostro del Bramante a Roma. Un viaggio familiare e pittorico lungo 150 anni, costellato da più di 100 opere: da quelle realizzate dal “padre spirituale” (1525/1530 ca. – 1569) a quelle create dai figli Pieter il Giovane (1564 -1638) e Jan il Vecchio (1568 -1625), dai lavori dei cinque figli di Jan alle tele dei discendenti più lontani. La rassegna, curata da Sergio Gaddi e Doron J. Lurie, Conservatore dei Dipinti Antichi al Tel Aviv Museum of Art e prodotta da Arthemisia Group in collaborazione con DART Chiostro del Bramante, è suddivisa in diverse sezioni, e si apre intorno al capolavoro “I sette peccati capitali” di Hieronymus Bosch, punto di riferimento stilistico di Pieter Brueghel il Vecchio.
La mostra evidenzia come i temi e la tecnica di Pieter Brueghel il Vecchio vengano ripresi dai figli Pieter il Giovane e Jan il Vecchio: il primo si dedica alla riproduzione delle opere paterne, mentre Jan il Vecchio si apre alla mondanità, viaggia in Italia, collabora con Rubens ed è il primo importante pittore di fiori e nature morte. Una famiglia capace anche di intessere delle articolate relazioni artistiche grazie alle collaborazioni tra Jan Brueghel il Giovane e Frans Francken, Joos de Momper, Hendrick van Balen, che terminano con le opere di David Teniers il Giovane, che si concentra sul mondo contadino del ‘600. Con il suo linguaggio pittorico Brueghel ritrae paesaggi, popolani, scene di vita quotidiana ma lo fa con una nota critica in quanto s’interroga sulla condizione dell’uomo e del mondo. La sua pittura è una critica diretta e tagliente nei confronti dei vizi e delle follie umane, servendosi anche di proverbi e detti popolari per rendere più veritiero il suo racconto in pittura.