Nelle carceri italiane sono detenute 67.437 persone, contro una capienza regolamentare di 45.281. Queste cifre valgono al nostro Paese il primato europeo per sovraffollamento carcerario, oggi pari al 140%. una situazione che definirla un dramma è quasi un eufemismo, che purtroppo emerge solamente quando accadono gesti estremi.
Dati che emergono dal rapporto sulle condizioni carcerarie in Italia mettono i brividi. A un mese dalla fine dell’anno, 93 sono i detenuti morti in carcere, di cui 50 per suicidio, uno per sciopero della fame (Lecce), uno per overdose (Regina Coeli), uno per omicidio (Opg di Aversa), 31 per cause ancora da accertare e 9 per malattia. A questi numeri si devono poi aggiungere altri quattro decessi, di cui 3 per suicidio, avvenuti nelle camere di sicurezza: si tratta di tre uomini e una donna stranieri di età variabile tra i 26 e 31 anni. La donna era ucraina e si è tolta la vita mentre si trovava in una stanza del commissariato di Villa Opicina a Trieste lo scorso aprile. Nello stesso periodo dello scorso anno erano morti 91 detenuti, 43 dei quali per suicidio. Ma è una tragedia che si consuma quotidianamente e che è subìta non solo da coloro che vivono la prigione, perché reclusi, ma anche dagli operatori che ci lavorano.
L’Italia risulta essere stata sanzionata con sentenze esemplari che hanno di recente condannato l’amministrazione della giustizia a risarcimenti, seppur quasi simbolici, a ristorare alcuni detenuti che avevano chiesto giustizia per le condizioni mortificanti cui erano sottoposti all’interno delle celle, ma anche dalle istituzioni internazionali.
Finalmente è entrata in vigore la legge 195/12 di recepimento del Protocollo opzionale Onu contro le pene crudeli, inumane e degradanti. In virtù di tale importante normativa, viene previsto, peraltro, la creazione di un comitato di controllo internazionale cui sarà consentito il libero accesso ai penitenziari.