Il segno sul seno di Simonetta Cesaroni, che è stato sempre associato ad un morso, particolare chiave nella condanna del suo ex fidanzato, Raniero Busco, potrebbe non essere tale.
È quanto affermano i periti della Corte d’Assise d’appello, se il morso ha fatto condannare l’ex fidanzato a 24 anni di reclusione con l’accusa di omicidio, ora viene a mancare questo presupposto.
Nelle 260 pagine della perizia, si evince che le lesioni sul seno sinistro non si configurano come un morso. Il morso secondo la perizia è stata solo un’ipotesi, ma la causa potrebbe essere anche una unghiatura parziale.
Altro colpo di scena è quello relativo alle tracce di DNA ritrovate sul corpetto di Simonetta Cesaroni, che secondo i periti indicherebbero almeno tre DNA differenti.
I due campioni prelevati sul reggiseno sono entrambi appartenenti a Raniero Busco, mentre nel settimo campione, che è stato prelevato dal lato sinistro del corpetto della vittima, sono state individuate tracce di tre DNA di uomini.
C’è poi la questione della traccia di sangue, ritrovata lateralmente alla porta, della camera nella quale fu ritrovato il corpo di Simonetta Cesaroni, che è attribuibile con certezza alla vittima.
La traccia di sangue sul telefono, al contrario non può essere attribuita né alla vittima né all’imputato. Infine sullo specchio dell’ascensore di Via Poma furono ritrovate due tracce ematiche, una appartiene a Simonetta, l’altra ad un uomo la cui identità è ignota.