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I calciatori libici si oppongono al regime

Alcuni calciatori libici, vere e proprie star in patria, hanno raggiunto le montagne di Nafusa, nell’ovest del Paese, una zona completamente in mano ai ribelli. Da qui hanno lanciato un appello a Gheddafi: «Se ne vada. Ci lasci costruire una Libia libera».
Anche il calcio, vero punto di riferimento anche in Libia, prende quindi le distanze dal Rais, con una mossa propagandistica destinata ad avere un effetto dirompente.
Di questo gruppo di calciatori famosi, diciassette fanno parte della nazionale, come il portiere Juma Gtat , a cui si unisce anche l’allenatore più seguito di Tripoli, Abdel bin Issa del al-Ahly.

Juma Gtat e bin Issa hanno comunicato alla BBC le intenzioni e le posizioni dei calciatori: «Dico al colonnello Gheddafi di lasciarci in pace e permetterci di costruire una Libia libera» ha dichiarato Gtat, «anzi – ha aggiunto rincarando molto la dose – spero tutto sommato che lasci proprio questa vita del tutto». Il portiere ha inoltre aggiunto che Gheddafi, da quando è salito al potere, 42 anni fa, non ha realizzato nulla di concreto, nè una rete di infrastrutture, nè un sistema sanitario degno di un paese moderno.
Il gesto compiuto dal tecnico bin Issa ha anche avuto un sapore liberatorio, considerato che per molti anni la sua squadra, i cosiddetti “Verdi”, colore che, per uno strano scherzo del destino, è il colore simbolo del regime, ha sempre dovuto cedere il passo all’altro club di Tripoli, i “Rossi” di proprietà della famiglia di Gheddafi. Il confronto fra queste due squadre ha sempre suscitato un grande entusiasmo, tipico di ogni derby, ma oggi bin Issa spera di vincere un’altra ben più importante partita:
«Spero un giorno di svegliarmi e di scoprire che Gheddafi non c’è più”,  ha aggiunto Bin Issa. «Ho fatto questa scelta perché spero che la Libia possa diventare unita e libera»