Il passaggio di Pontida c’è stato e il tanto temuto strappo con il PdL non si è avuto, ma la leadership di Berlusconi è stata messa in discussione per l’appuntamento elettorale del 2013 e sono state poste diverse condizioni per la prosecuzione dell’esperienza di governo.
Una condizione, forse quella ritenuta in questo momento più importante per il partito del Carroccio, è la riduzione delle tasse, provvedimento spesso in cima alle priorità di Silvio Berlusconi, ma su cui Giulio Tremonti ha sempre frenato.
La soluzione proposta da Bossi dal “pratone” di Pontida è quella di porre fine alle missioni di guerra per gli alti costi che queste comportano: la guerra in Libia – ha urlato Bossi dal palco del raduno della Lega – costa al paese un miliardo di euro in bombe ed immigrati.
Ieri però è intervenuto il distinguo di Napolitano.
Il Presidente della Repubblica, nella sua veste di capo delle forze armate, ha preso nettamente le distanze dalle posizioni espresse dal Senatur e, durante la celebrazione dei 60 anni della firma della Convenzione di Ginevra sui rifiugiati, ha dichiarato «È nostro impegno, sancito dal Parlamento, restare schierati con le forze degli altri Paesi che hanno raccolto l’appello delle Nazioni Unite». Il Presidente ha precisato inoltre che il nostro Paese ha integrato un numero di immigrati e rifugiati nettamente inferiore a quello degli altri Stati europei e ha invitato il Governo a «colmare i vuoti che ancora presentano la nostra legislazione nazionale e il nostro sistema di accoglienza, protezione e integrazione».
Decisa è stata la risposta di Maroni, che ha commentato in questo modo le parole del Presidente: «Ribadisco le posizioni espresse sul sacro suolo di Pontida, dove abbiamo detto cose importanti, tra cui la richiesta alla Camera e a Berlusconi di dire quando terminerà la missione in Libia, che è l’unico modo per fermare lo sbarco dei clandestini».
Alla parole del ministro dell’Interno fa da controcanto la replica di Frattini, che ha sottolineato l’importanza delle missioni di pace, che devono essere affrontate in un quadro di collaborazione internazionale, e che a proposito dell’uscita del nostro paese dall’impegno in Libia, ha commentato che non è possibile pensare a ritiri unilaterali, ma neppure impegni a tempo indeterminato. Il responsabile della Farnesina ha ricordato infatti che per la partecipazione dell’Italia ai bombardamenti in Libia c’è un limite molto chiaro, che è quello di settembre, precedentemente fissato dalla Nato, ma, precisa ancora, è necessario che una soluzione venga trovata molto prima di quella scadenza.
Anche il commento di Castelli non si è fatto attendere. “Vorrei rispettosamente far osservare al Presidente Napolitano – ha dichiarato il viceministro – che il Parlamento italiano ha preso l’impegno di difendere in Libia i civili inermi non di ucciderli, come avvenuto in questi giorni. Mi aspetto una parola anche su questo tema, se non altro per rispetto dei bambini uccisi dai raid ‘intelligenti’.
La presenza italiana in Libia crea quindi un forte fermento all’interno della maggioranza e per sapere se la posizione espressa dalla Lega a Pontida sull’impegno militare italiano diventerà un posizione del Governo occorrerà attendere l’esito del duplice appuntamento di oggi, la verifica al Senato e la fiducia sul decreto sullo sviluppo economico alla Camera. Appare tuttavia evidente che quanto sostenuto da Bossi davanti al popolo leghista non è solo uno slogan, “sparato” a caso in un “pratone” lombardo affollato e assolato: la Lega considera l’uscita dall’impegno in Libia, unitamente alla riforma fiscale e alla modifica del patto di stabilità dei comuni, elementi imprescindibili del pacchetto di richieste del Carroccio al governo.