Nel tradizionale raduno della Lega a Pontida, previsto per il prossimo 19 giugno, il partito del Carroccio detterà le sue condizioni, dopo “la sberla” elettorale dei referendum. Quali saranno?
I giornalisti, sui principali organi di informazione, stanno cercando di anticipare le possibili richieste leghiste, che potranno spaziare fra il blocco degli sbarchi a Lampedusa, i rimpatri forzati, dallo stop alle missioni militari internazionali, alll’uscita dell’Italia dalla guerra in Libia, al trasferimento di alcuni ministeri al nord, alla riduzione delle tasse, alla liberazione dai vincoli che il patto di stabilità impone ai sindaci “virtuosi” del nord nell’utilizzo dei fondi presenti nelle casse comunali.
“O si cambia o noi andremo per la nostra strada” ha dichiarato con forza Umberto Bossi, ma, malgrado le parole di minaccia del senatur, l’intenzione della Lega non è forse quella di provocare una crisi di governo, ma di tentare di imporre a Berlusconi alcune condizioni per ridare alla coalizione un nuovo slancio e determinare una svolta politica.
D’altra parte i problemi non mancano nemmeno in via Bellerio.
Lo studio dei flussi elettorali compiuto in occasione della recente consultazione referendaria ha dimostrato che almeno la metà degli elettori della Lega si è recato a votare per i referendum, malgrado l’invito di Umberto Bossi a disertare le urne.
La base leghista è in chiaro fermento e il senatur ha forse la sensazione che la situazione stia per sfuggirgli di mano. Il leader della Lega è infatti consapevole del fatto che, sul prato di Pontida, non basterà più minacciare, come sempre, un divorzio da Berlusconi, che poi, puntualmente, non avverrà; si tratta di un rituale stanco, che ormai si ripete da alcuni anni e che ora non sarà più efficace. Il gruppo dirigente della Lega conosce bene i sentimenti che animano la base; dai microfoni di Radio Padania, vera “anima” della base leghista, sono emerse manifestazioni di disappunto nei confronti di alcune operazioni considerate da “prima repubblica”, come l’ossequio acritico nei confronti di Berlusconi, soprattutto in tutti quei passaggi parlamentari in cui sono stati presi provvedimenti considerati “ad personam”, il silenzio colpevole nella vicenda Ruby e sul ruolo della Minetti, il lancio in politica di Renzo Bossi, il famoso “Trota”, il minimizzare le ruberie di alcuni amministratori locali in quota leghista.
Le “sberle” elettorali di cui ha parlato Calderoli non sarebbero quindi arrivate per caso e unicamente per colpa di Berlusconi, ma anche il Carroccio avrebbe dato il proprio contributo.
Pontida promette di essere un punto di svolta.
Nel raduno del popolo leghista, Bossi e il gruppo dirigente della Lega scopriranno le loro carte e cercheranno di capire se Silvio Berlusconi possa essere in grado di coagulare, nel suo partito, un consenso sui temi ritenuti “caldi” dal partito di via Bellerio, in particolare lo sblocco dei bilanci dei comuni del nord, l’uscita dell’Italia dalle missioni militari e il trasferimento di alcuni ministeri al Nord. Se tale certezza vi sarà, il governo potrà continuare a navigare a vele spiegate, in caso contrario la Lega allora “staccherà” la spina e si dichiarerà pronta al voto.
Occhi aperti a Pontida, che sarà seguita in diretta da Rainews24.