Il governo è stato sconfitto ben due volte al Senato, il ramo del Parlamento in cui, sulla carta, ha la maggioranza più solida.
È stato infatti battuto in aula su due emendamenti al disegno di legge anticorruzione, dapprima, con 133 no, 129 sì e 5 astenuti, su quello del relatore Lucio Malan del Pdl, che prevedeva l’istituzione di un coordinamento delle iniziative contro la corruzione presieduto dal Presidente del Consiglio e che era ritenuto un elemento fondante della legge, e subito dopo, con 131 no, 129 sì e 4 astenuti, sull’emendamento che prevedeva la rotazione dei dirigenti nella pubblica amministrazione.
E questi sono i fatti politicamente più rilevanti. Tuttavia, dopo la proposta di trasferire alcuni ministeri da Roma al Nord, la Lega Nord non ha esitato, anche in questa circostanza, a fare ostruzionismo su un’iniziativa tesa a ribadire l’unità nazionale. Il partito di Umberto Bossi ha infatti votato contro un emendamento che obbliga coloro che occupano cariche pubbliche a giurare fedeltà alla Costituzione italiana, all’atto dell’assunzione dell’incarico.
L’emendamento, che riguarda le procedure per selezionare e formare i dipendenti “prevedendo la rotazione dei dirigenti sia nelle amministrazioni dirette centrali che in quelle periferiche”, è passato a larga maggioranza , ma con il no della Lega.
I sì sono stati 214, 30 no e 11 gli astenuti.
Numerosi sono stati i commenti sulla vicenda; particolarmente carico di sarcasmo è stato quello dell’Italia dei Valori. “Per la Lega le poltrone da ministro o da sottosegretario sono più importanti dei principi. Per averle i ministri della Lega hanno giurato sulla Costituzione”, ha commentato l’onorevole Pancho Pardi.