E qui finisce, ahimè, l’analisi del calcio giocato.
Ben altra partita si sta infatti giocando sul versante del nuovo scandalo delle scommesse. I fatti che gli organi inquirenti stanno portando alla luce potrebbero mettere a serio rischio la promozione dell’Atalanta in serie A, ma gettano ombre oscure anche su alcune partite della massima serie.
Molto critica è stata definita la posizione della squadra bergamasca, a causa del coinvolgimento del trequartista Cristiano Doni.
Secondo l’accusa, il capitano dell’Atalanta sarebbe stato contattato dall’ex calciatore Parlato, tramite il calciatore Gervasoni, per condizionare il risultato dell’incontro Atalanta-Piacenza, mentre Buffone, direttore sportivo del Ravenna calcio, avrebbe cercato di entrare in contatto con Doni, grazie all’intermediazione di Nicola Santoni, allo scopo di manipolare il risultato della partita Ascoli-Atalanta. Insomma, un intreccio micidiale che dal punto di vista del direttore sportivo del Ravenna avrebbe anche un giustificazione, diciamo così, nobile: difendere la squadra dal tracollo finanziario. Il Ravenna, infatti, sarebbe stato più volte sul punto di affogare nei debiti e Buffone si sarebbe deciso a scommettere per il bene della squadra.
Intreccio micidiale, dicevo, che nasconde molto probabilmente una sorta di supercupola. Gli inquirenti parlano infatti sempre più spesso dell’esistenza di un “gruppo di Bologna”, un gruppo di scommettitori molto vicini all’ambiente del calcio, che avrebbero favorito la corruzione scommettendo sulle partite “taroccate”. All’interno di questo gruppo ci sarebbe Beppe Signori, il cui nome non compare mai esplicitamente nelle intercettazioni, ma che viene sempre indicato con pseudonimi di vario tipo, come “Beppe nazionale” o “colui che ha segnato 200 goal in serie A”. Signori, pur essendo grande esperto di calcio, avrebbe spesso scommesso sulle partite truccate, che a volte, tuttavia, avrebbero riservato amare sorprese; per questo si sarebbe trovato a perdere cifre colossali, quantificabili in centinaia di migliaia di euro, cosa che lo avrebbe spinto a perseverare nel “vizietto”.
Si tratta di un bel pasticcio, di cui il nostro calcio avrebbe potuto veramente fare a meno. In ogni caso, a giudizio di Oliviero Beha, questo nuovo scandalo non deve sorprendere nessuno. In un sistema, infatti, in cui conta solo il denaro, nelle serie minori i calciatori che non riescono a percepire uno stipendo si arrangiano con le scommesse, senza vergogna e senza che la Lega prenda provvedimenti seri. A giudizio del giornalista questo nuovo pasticcio non è altro che un’altra faccia di quel prisma malato che, per molti aspetti, è diventata l’Italia.
E chi può dargli torto?