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Obbedire a Berlusconi: fino a quando converrà?

In un interessante articolo di Ernesto Galli Della Loggia, pubblicato sul Corriere della Sera di oggi, 3 giugno 2011, viene sviluppata un’analisi apparentemente semplice, ma molto precisa e puntuale sulle ragioni e soprattutto sulle conseguenze della sconfitta elettorale subita dal PdL nelle recenti elezioni amministrative.

Ciò che ha ucciso il PdL, a giudizio di Galli Della Loggia, è stato quello che lui stesso definisce il veleno dell’obbedienza, quella dovuta cioè al “capo”, che, con il suo carisma e il suo peso mediatico, appariva fonte sicura e certa di voti e di un sicuro successo elettorale.

Di fronte a ciò, sostiene Galli Della Loggia, bisognava sempre tacere e dare sempre ragione, a costo di apparire incapaci e senza idee. E paradossalmente più si obbediva meno si contava e meno si contava più si finiva per dover obbedire e ciò ha costretto il PdL a pagare un prezzo altissimo: la totale disgregazione e disintegrazione della stessa idea di partito.

Ora, visti i risultati elettorali e venuta meno l’infallibilità del capo, l’obbedienza sembra non essere più un valore e sembra essere venuto il momento, per tutti i membri del PdL, di alzare la testa. Anche Giuliano Ferrara appare condividere le tesi di Ernesto Galli Della Loggia, ma,  a suo parere, la consapevolezza dell’errore dell’obbedienza cieca può rappresentare un punto di svolta, l’inizio di un nuovo corso; per questo ha organizzato, per mercoledì 8 giugno alle 10 presso il teatro Capranica di Roma, un’adunata di cosiddetti “servi liberi e forti”, servi perchè fino a questo momento asserviti a Berlusconi, ma forti perchè capaci di criticarlo; l’emergere di nuove e diverse voci potrà essere, a suo parere, un passo decisivo per riportare il Cavaliere  all’originalità del pensiero del ‘94 e per costruire, finalmente, un vero partito delle libertà.

Il Riformista mostra invece un’immagine diversa del premier, più vicina a quella degli ultimi periodi della campagna elettorale. L’editoriale di Marcello Del Bosco mostra un Berlusconi sempre più ossessionato dalla persecuzione dei giornali e dei media non amici, ossessione che lo avrebbe indotto addirittura a cercare un confronto con i consiglieri RAI di maggioranza per individuare non ben precisati provvedimenti da adottare contro i giornalisti non allineati.

Si tratta di un gesto molto discutibile, quasi scandaloso, che mette però in evidenza un fatto incontrovertibile: il premier non ha ancora compreso che è compito dei giornalisti fare informazione, tentando di interpretare i idee, strategie e proposte, mentre è compito dei politici agire e fare proposte per convincere l’elettorato.

Insomma, come afferma anche Ferrara, Berlusconi, se vuole sopravvivere politicamente, deve cambiare registro, deve mutare stile, modi, e procedure. Deve quindi rimettersi in gioco, magari dimenticando le sue ossessioni.