Dopo la più o meno riconosciuta batosta elettorale subita dal PdL, c’è aria di restyling.
La prima grande novità è che anche la formazione creata da Berlusconi diventerà un partito nel senso tradizionale del termine. Non sarà quindi più un “partito leggero”, nuovo, senza gerarchie e tutto incentrato sul carisma del suo leader e fondatore, ma diventerà qualcosa di diverso, con linee d’azione e prospettive politiche definite a livello centrale e condivise da tutti i suoi membri. Una vera novità, pertanto, nella storia del PdL, motivata forse dalla volontà di evitare l’impatto negativo delle voci fuori dal coro, all’origine di importanti defezioni, e dall’imbarazzo nei confronti di un premier, che pare aver perso un po’ il controllo di sè e delle sue stesse parole.
Primo importante segnale di questo cambiamento è la nomina di Angelino Alfano a segretario politico nazionale del nuovo partito, investitura che gli imporrà le dimissioni dal suo ruolo attuale di Ministro della Giustizia. Alfano ha già dichiarato di essere pronto ad abbandonare il suo attuale incarico, non prima però di aver visto la sua nomina sarà ratificata dal Consiglio Nazionale e di aver condotto in porto alcuni importanti provvedimenti legislativi, in particolare il decreto sul codice antimafia e la semplificazione dei processi civili.
Altre novità saranno il probabile passaggio alla Giustizia di Cicchitto, che ha però dichiarato di preferire il suo attuale impegno alla Camera, o forse di Castelli, Lupi o forse Elio Vito, oltre alla nomina di alcuni coordinatori, che saranno Denis Verdini, a cui toccherà l’organizzazione, Ignazio La Russa, a cui andrà il compito di coordinare gli eventi e la propaganda, e Sandro Bondi che coordinerà le iniziative culturali e i valori del partito.
Berlusconi non ha inoltre rinunciato a riflettere sulle ragioni della sconfitta elettorale, individuate certamente nella crisi economica, che ha provocato la sconfitta delle coalizioni di governo in tutta Europa, nella lotta contro l’evasione fiscale, nell’uscita di alcune componenti importanti, ma soprattutto nella battaglia denigratoria perpetrata ai suoi danni da tutti i media. Il premier ha infatti dichiarato di aver avuto dalla sua parte soltanto Mediaset e di aver dovuto subire una vera e propria lapidazione mediatica da parte di varie reti televisive, La7 e Rai in testa. Ha definito, inoltre, “Annozero” come una trasmissione micidiale, colpevole di aver dato una visione distorta della realtà di Milano e delle città in cui si votava, ragione che lo obbligherà, da questo momento in poi, a battersi in Parlamento affinchè ciò non debba più accadere. Il premier, inoltre, non trascura di menzionare gli scandali, a suo giudizio assurdi e costruiti su falsità e menzogne, ma che hanno inevitabilmente danneggiato la sua immagine.
La riorganizzazione interna al PdL, che ha come obiettivo la vittoria alle elezioni del 2013, ha suscitato varie reazioni. Italo Bocchino, di Futuro e Libertà, ha parlato di provvedimento tardivo, che si riduce alla classica “toppa nel buco”, mentre Frattini, impegnato con il Capo dello Stato nell’organizzazione delle celebrazioni della Festa della Repubblica, si è congratulato con Alfano e ha espresso tutto il suo sostegno. La posizione più critica sembra essere quella di Alessandra Mussolini, che, in un’intervista rilasciata a Radio24, ha commentato: “Alfano? Penso che così litigheranno in quattro. Serviva un atto di coraggio per cambiare veramente. Così ne sposti uno e ne scontenti cento. O si faceva un unico coordinatore oppure così è una babele. La batosta presa non ci ha insegnato niente, resta tutto così com’è.”
Chi avrà ragione?